mercoledì 8 febbraio 2006

TRAIN...

mi piace sempre tornare in questo luogo,
respirare odore di lamiere e ferro di rotaia
come se fosse droga di seria "A" per l'anima.
C'è l'odore tipico dell'abbandono,
i rumori industriali in lontananza...
un quadro tipo "eraserhead"
con un vinile che gracchia flebilmente musica jazz,
quel jazz bizzarro alla Fats Waller.
Le tre di notte e l'orario è sempre quello.
Il bar che da sui binari è sempre abitato dai soliti attori:
la barista alta e smunta, con i suoi capelli bianchi e folti,
una specie di crudelia de mon dall'andamento però flemmatico
e dalle palpebre semichiuse, quasi svogliate...
sta pulendo un bicchiere appena lavato,
per poi poggiarlo e riempirselo di cognac, come sempre,
mentre con lo stesso andamento rallentato cerca di cambiare stazione
a quella radio che stava trasmettendo un mambo italiano...
radio che si trova nell'angolo più buio del bar,
dove posso continuare a vederla solo per la sigaretta che continua a "tirare"
generosamente tra le sue labbra...
il vecchio barbone è lì che ciondola, poco avanti a me,
seduto su quello sgabello che da sul bancone...
puzza come una distilleria.. come al solito...
allunga un pezzo di pane al suo cane,
quel cane che, ogni volta che mi vede,
non resiste nel venire a cercare la mia mano.
Manca solo lei, ma so che è questione di minuti...
eccola.
Non mi volto nemmeno.... sento l'aria fredda sul collo,
lo spiffero del portone aperto dalle sue mani guantate di velluto
...è così che ogni volta si annuncia..
assieme ai suoi tacchi che regolano il suo incedere,
fino al mio tavolo.
Noi due di fronte, come ogni sera..
la mia scheina poggia contro lo schienale duro di legno di quelle panche...
i suoi capelli biondi e mossi,
pettinati assimmetrici come usava nei primi anni '20,
non tolgono nulla al suo fascino,
alla pelle chiara, alle labbra rosse.
Mi guarda storcendo il capo e soffia nella mia direzione due boccate di fumo...
...è il segnale...
dalla tasca interna della giacca prendo il portafogli,
mentre ammiro il suo cappello nero di velluto,
portato inclinato sul capo...
le allungo quelle due banconote facendole scivolare sul tavolo.
Il suo sorriso compiaciuto fa seguito alla sua mano che afferra quella penna,
e scrive su quel foglietto, che mi allunga a sua volta in cambio di quel denaro.
Si alza e e saluta con un cenno la barista, che sorride a sua volta,
mentre dalla radio esce un suono disturbato, ma che riconosco benissimo:
"i've told ev'ry little star" di linda scott..
chiede sempre la dedica a quest'ora
e dopo pochi minuti mi alzo e saluto anche io mentre lei sta ancora canticchiando quella melodia,
finita da un po'...
lascio i vetri sporchi di questo bar e mi incammino sui binari..
scorgo per terra la sigaretta impregnata del suo rossetto rossa
ancora accesa ma oramai finita..
alzo lo sguardo... carrozza "7"...
tiro fuori il foglietto...leggo..
7.

Adoro questo odore di lamiere e ferro di rotaia...


7 commenti:

  1. ti ringrazio.

    so solo che la musica è la mia vita.

    fa parte di ogni mio istante.

    ora ti sfoglio...

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  2. ..se mi sfogli capirai cos'è per me...

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  3. l'hai scritta tu?

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  4. ehm.. sì, serpente solido ;)

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  5. .Incantata.

    dalle tue parole e immagini.

    sono lusingata di trovarmi qui in seguito alla tua visita…

    posso reputalo il più bel blog..che abbia mai sfogliato.. visitato.. O_O

    ...vorrei linkarti.. così da ritrovare facilmente la strada per leggerti…??!!____________________________

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  6. questa foto è uno spettacolo!

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