venerdì 27 aprile 2007

Anais Nin

Allora lei si ritrasse,
si sollevò un poco,
coi capelli scomposti e gli occhi drogati,
e, attraverso una leggera nebbia,
lo vide sdraiato sul dorso.
Scivolò sul letto,
finché la bocca non incontrò il suo pene.


giovedì 22 marzo 2007

hiroshima mon amòur...

mi piace questa non-abitudine

nel nostro modo di prepararci l'attesa...

mi piace vedere le foto che ho appeso assieme a te,

vederle alla luce fioca delle candele.

stati di ansia e di acida attesa..

li voglio segnati indelebili su questi muri di scantinato.


è tutto un meccanismo quasi perfetto,

e mi piace quel quasi...

mi suona bene l'imprevedibilità di quel termine.

si intona a meraviglia con la tua bocca.


è indescrivibile guardarti assieme a queste foto...

come è vero quello che dici:

"adoriamo quelle degli altri"

perchè noi ci vediamo fermi immobili,

anche se non vuol dire che lo siamo davvero.

solo i nostri occhi a volte sembrano ingannarci a meraviglia,

lo fanno spesso, sei d'accordo?

.."hiroshima mon amòur"..

the church


uscivano quelle note da quel giradischi,
...ricordi?


lunedì 5 marzo 2007

Risposte...

quando disperato vai
in cerca delle risposte
puoi trovare legnate
oppure chiese aperte...

lunedì 19 febbraio 2007

Altare...

A volte note sgarbate
Fanno esaltare il polline del nostro fiore screziato.



Voglio danzare sul marmo vergine di una cattedrale
Guardare le navate che si deformano sulla mia testa.
perchè il cervello ha perso la bussola.


Ammira le mie ali nere vellutate

Reclamano saliva folle..


Il tuo trucco pesante,
Mi fa strisciare ambiguo

Le mie mani ti cercano, lo senti?

 

Altare.

 

Prego mentre rimbalza nelle mie tempie

Un ritmo marziale

Cadenza le mie voglia.

 

A cosa sono destinato non lo so.

 

Ma so che non ti abbandonerò:

Hai grida che parlano di me.

giovedì 15 febbraio 2007

La pianiste...


È stata la domanda…l’unica… la più ricorrente, che mi sono fatto dall’inizio del film fino alla fine… la più pressante e martellante…


Il fascino e la voglia di potere capire cosa passasse nella mente di Erika in quegli sguardi, in quei momenti di silenzio, in cui tutto sembrava fermo, ma erano vivi gli origami perversi della sua mente… si ramificavano e prendevano forma… riuscire ad entrare in quel reticolo sporco di sangue, e schizzi di sperma… entrarci a proprio rischio e pericolo. Mi chiedi se è un pericolo che avrei corso?… sai già la risposta.


Miete vittime, ma la vera vittima è lei… è la domanda che mi sono posto fin dall’inizio: perché nessuno vuole fare questo giro con me, perché nessuno ci riesce… incapaci!


Una domanda senza risposta che mi ha lasciato deluso e arrabbiato.


Non potevo certo prendermela col povero Walter, ignaro di questi percorsi… ma perché ignaro? Perché percorreva la strada parallela, ma così diversa, dell’amore, o perché proprio non avrebbe mai potuto percorrerli capendo anche solo per un attimo dove stava mettendo i piedi?


Sarebbe stato facile prendersela con la madre, finta maschera bigotta e insopportabile repressiva… sì sarebbe stato facile, perché comprimere la mente di Erika per fargli prendere le più inaspettate distorsioni, è da malattia apparentemente difficile da scusare…


Ma il pensiero di quello che lei stessa non avesse potuto sopportare da giovane, e la pena che mi muoveva addosso quando le si stringeva addosso per la paura di perderla, la rendevano ancora più debole e fragile di Erika stessa.


Lo sai vero?…una mente senza vie di uscita visibili, fa di tutto per uscirne, seppure contro un muro, seppure apparentemente condannata… chi siamo noi per prevederne gli sviluppi e le deviazioni?


Possiamo solo constatare che la bambola è rotta, si agita e cerca la via di uscita, l’unica che la sua mente sia stata capace di costruire per avere la speranza della salvezza.


Ma superato un certo limite la salvezza rischia di essere solamente un compiaciuto sollievo dal dolore, che ci tracciamo addosso oramai sistematicamente. Un bacio disegnato dal volere della nostra stessa mente, sulla frustata che ferisce l’anima. Sembrerebbe riuscirci immediato il sollievo quando laceriamo il nostro corpo delle ferite che altrimenti sarebbero da estirpare in fondo all’intestino… sembrerebbe pieno il bicchiere dopo avere fatto provare il piacere più estremo e proibito al corpo, ma so per esperienza diretta, che è un piacere che dura troppo poco… sì, troppo poco per scusare la mente…


Quel fazzoletto di sperma figlio di un piacere veloce di immagine, annusato con tanta meticolosità e morbosità, quegli sguardi che fuggivi, quelle persone che non amavano Shubert "solo" perché lo suonavano senza interpretazione, quel mondo che ruotava attorno a te, con persone ed avvenimenti che erano solo un satellite inutile che ruotava attorno al tuo pianeta in continua evoluzione e distorsione distruttiva.. questo credevo, speravo, il motivo per cui Walter si fosse innamorato di te.


Ed è per questo che ti ho odiato più che la stessa patetica madre… sei stato tu ad avere una chiave di accesso, chiave buttata troppo presto, buttata male… solo perché amavi non ti ho scusato, ma proprio perché dicevi di amare dovevi capire… ma era la tua mente ad avere disegnato questo tuo amore, ad averlo idealizzato, come avresti voluto che fosse tu. Ma amare davvero Erika non era questo... e pazienza se le vie di questo percorso ti avrebbero portato ad annusare sperma o piscio, perché la forza che avresti dovuto avere doveva essere superiore… una forza che non si sarebbe fermata alla estasiata visione di quello splendido, intenso e algido sguardo.