il fuoco non si racconta,
non il nostro: pulsante, schizzante, imprevedibile.
mi strappavi e mi conducevi nel bosco,
quel bosco in cui prendevano forma le nostre oscenità
e dove perfino la luna piena impallidiva
davanti alle tue caviglie
che si erigevano ad altare
sui tuoi tacchi perfetti.
e da quella notte la mia dannazione.
da quella notte la mia condanna.
non esiste 'dio' che possa salvarmi:
ti cercherò ancora.
farò l'errore più grande
e rimarrà solo la cera.
vedremo.
RispondiEliminaMarco, a volte, quando ci si allontana così tanto da se stessi è perchè si vuole ri/trovare nell'altro/a quel nostro "d/io" perduto. Lascia che il tuo cuore bruci e si incendi ma non permettere a quel fuoco di consumare ciò che sei. Esiste qualcosa che può salvarti: Sentire.
RispondiElimina(E non parlo solo del rumore dei tacchi... ma se allieta il tuo "orecchio" allora lascerò così questo ...bosco...)
Tic.tac.tic.tac.
Ti "abbraccio". :-)
Cercami.
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RispondiEliminaSperavo in un bacio...
RispondiEliminaNon un..ciao..
S.